Trascorsi vent’anni dall’uscita dell’omonimo film cult, Daniele Luchetti rimette mano alla sceneggiatura e porta sul palco del Franco Parenti un’edizione teatrale nella quale coinvolge parte del cast originario. Silvio Orlando resta l’elemento di traino di una commedia sempreverde.

La platea è gremita di insegnanti che si entusiasmano rivedendosi nel grottesco scambio di battute tra i personaggi, che stigmatizzano l’immagine dei “professori nella sala professori”, cioè di quegli adulti che, nel contesto della dinamica rivalitaria fra colleghi, danno prova di essere molto simili a quegli adolescenti che affollano svogliatamente le loro classi…
Particolarmente ben caratterizzati sono il protagonista (Silvio Orlando) con tutta il suo idealismo imperturbabile e la timida goffaggine, ed il preside (Roberto Citran), credibile nella sua contraddittorietà paradossale, in bilico fra rigidità burocratica ed ingenuo sentimentalismo.
Estremamente brillante è tutto il primo atto, durante il quale si delineano personaggi e aspetti psicologici della trama. La prima parte del secondo atto invece paga lo scotto della monoliticità degli altri personaggi, dalla coprotagonista prof di ragioneria (Marina Massironi) alla sua antagonista (Maria Laura Rondanini), che nonostante la bravura degli interpreti sembrano imprigionati nei loro cliché, quasi a voler ripetere all’infinito le dinamiche comiche già viste nella prima parte dello spettacolo. Una ridondanza sicuramente voluta, perché ben rappresenta la monotonia dei consigli di classe, ma probabilmente toglie ritmo e smalto ad una commedia che, per il resto, non delude le alte aspettative del suo pubblico.
Particolarmente consigliato per la sua elevata fruibilità da parte di qualsiasi spettatore: dallo studente al pensionato, dal neofita del teatro al frequentatore abituale.