“Io, Ludwig Van Beethoven”

Immediatezza e poesia. Se dovessimo descrivere in due parole lo spettacolo di Corrado D’Elia, non sapremmo trovarne di più appropriate. Una scenografia audacemente moderna, per raccontare la storia di un musicista classico, con un monologo… 

Un uomo solo, seduto su un altissimo sgabello bianco, non si muove di là per tutto il tempo della rappresentazione. Lo sfondo è bianco, la scena è vuota; due o tre cartoni quadrati pendono dal soffitto. Ci si avvicina allo spettacolo con la curiosità dello scettico: sarà un esperimento troppo ambizioso? Pochi minuti dopo l’apertura, però,  musica e luci e voce dell’attore narrante già hanno riempito la scena e la suggestione del pubblico è completamente catturata, in una magia destinata a durare senza cesure fino alla scena finale.

Un magistrale Corrado D’Elia riesce a coniugare gli stili della narrazione moderna con l’indagine sulla natura umana, muovendosi con agilità fra le zone di ombra e quelle più luminose dell’animo del compositore che incarna. La musica scalda e raffredda i colori della scena, a tempo con gli stati emozionali del protagonista. E Beethoven, come un puntino sul pentagramma, s’incorpora nella propria musica.

L’astrazione si fa pienezza comprensibile ed accessibile per tutti e l’austera genialità del personaggio diviene calda umanità, che genera emozione senza mai scadere nell’iconico scontato.

Spettacolo vivamente consigliato per qualsiasi pubblico, capace di non deludere anche i veri intenditori di storia della musica classica.

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