Vincere insieme: la lezione del win-win e la costruzione della pace sociale

La cultura della mediazione ci insegna che il vero successo non è vincere contro qualcuno, ma vincere insieme a qualcuno.

È la logica del win-win, l’approccio che cerca soluzioni capaci di rispondere ai bisogni reciproci e non solo alle posizioni di partenza.

Essere “problem solver” in questo senso non significa risolvere un problema al posto degli altri, ma guidare le persone a riscoprire la propria responsabilità nel conflitto.

La trasformazione non nasce dall’imposizione, ma dalla consapevolezza.

Questo principio — allora legato al solo mondo delle tecniche A.D.R. — oggi merita di allargare il suo raggio di azione e diventare una vera e propria competenza civica.

È la stessa che, nel linguaggio dell’intelligenza valoriale, ci insegna a orientare le scelte quotidiane secondo le nostre bussole interiori: conoscere i nostri bisogni più profondi e sapere orientarci bene su quelli è il passo indispensabile per arrivare a coltivare relazioni davvero vincenti.

✍️ Nel 2009 scrivevo che uscire tutti vincitori non è un’utopia. Oggi so che è una competenza da allenare: quella di scegliere la collaborazione al posto del conflitto sterile.

Il pensiero laterale illusionistico

Chi lavora per risolvere i problemi dei propri clienti sa quanto sia importante il processo generativo di soluzioni alternative, alla ricerca del miglior risultato concreto possibile.

Il processo creativo si attiva con un percorso mentale che, deviando rispetto al canonico “da A consegue B”, conduce su territori inesplorati; si chiama pensiero laterale. Ed è tanto prezioso e utile, quanto innaturale per la mente di noi adulti educati al pensiero razionale.

Vi piacerebbe allenarvi al pensiero divergente? Un modo simpatico per farlo è offerto dal mondo della magia e dell’illusionismo.

Lo spiega bene Walter Rolfo, maestro di pensiero laterale illusionistico, nello spettacolo che abbiamo visto di recente al Teatro Celebrazioni di Bologna e di cui potete sapere di più leggendo l’articolo di CULTURAeGIUSTIZIA👇


Le relazioni fra gli insegnanti

AIF Scuola, intervento del 22 febbraio 2023

L’esperienza di avvocato, mediatore dei conflitti e di formatore nell’ambito scolastico mi hanno suggerito di dedicare al complesso tema della gestione delle relazioni fra docenti il mio recente intervento per il Gruppo Scuola dell’Associazione Italiana Formatori, cui partecipo con un affiatato team di colleghi formatori, tutti esperti del settore.

Dopo un breve excursus di carattere generale sull’eziologia del conflitto e sulla sua natura, potenzialmente generativa di valore, ho chiesto ai colleghi di soffermarsi con me su due fattori determinanti:

1) la presenza in organico di almeno un soggetto – meglio se in posizione apicale, o super partes – che sia capace di svolgere un ruolo di facilitatore nella comunicazione;

2) la capacità dell’insegnante di assumersi la responsabilità della qualità della propria comunicazione, avendo consapevolezza dei propri filtri soggettivi e dello stile negoziale che inconsciamente adotta.

La presenza di questi due elementi (tutt’altro che scontati) all’interno di un’organizzazione in cui le parti sono in disaccordo, mette le persone in condizione di disporsi con un atteggiamento cooperativo rispetto al conflitto insorgente e, di conseguenza, di dare ciascuna il proprio apporto in modo costruttivo, malgrado i toni accesi. Si crea in tal modo il substrato necessario per trovare soluzioni creative a problemi di ogni natura.

Portando poi l’attenzione nel vivo dell’esperienza che ognuno di noi, come formatore scolastico, ha avuto occasione di sondare con la propria esperienza professionale, ho chiesto a ciascun membro del gruppo d’interrogarsi con me sui motori profondi delle dispute che oggi animano i docenti.

Abbiamo così individuato molte aree di criticità, che riporto in sintesi.

  • Volontà/bisogno di autoaffermazione personale e conseguente atteggiamento antagonistico verso i colleghi.
  • Assenza di un linguaggio comune e condiviso fra tutti.
  • Metodologie didattiche discordanti e polarizzazione degli interessi. Individualismo, divisione, solitudine.
  • Mancanza di coordinamento effettivo dei docenti.
  • Assenza di contenuti innovativi e scivolamento nel conformismo, anche per timore del giudizio altrui.
  • Anacronismo ed inadeguatezza degli strumenti a disposizione rispetto alle reali esigenze delle persone.

In conclusione ho proposto di rivolgere lo sguardo d’indagine su possibili soluzioni operative che potrebbero rivelarsi molto utili per migliorare, in prospettiva, la qualità delle relazioni nella scuola. Abbiamo quindi enucleato alcune idee, che coltiveremo e porteremo a maturazione nel prossimo futuro.

  • Elaborare un glossario comune, da pubblicare e proporre in adozione alle scuole per superare i cosiddetti “conflitti di dati”.
  • Promuovere l’attivazione di Sportelli di Mediazione Scolastica interni, utili per facilitare il coordinamento fra i docenti e risolvere i conflitti sulle metodologie da adottare, superando la logica dell’individualismo antagonistico grazie alla presenza di un terzo competente, attento ai bisogni di ascolto di ogni parte e proattivo.
  • Formare i pedagogisti alle tecniche di mediazione, così da poterli adibire al servizio di Mediazione Scolastica.
  • Accompagnare i docenti e i DS nella crescita delle competenze e delle abilità cooperative da adottare nelle situazioni conflittuali, nell’ambito della formazione professionale continua.
  • Sensibilizzare affinché lo studio della gestione del conflitto sia inserito nei percorsi che precedono l’abilitazione all’insegnamento.

Il dialogo è aperto e continua: chiunque avesse ulteriori suggerimenti o proposte operative sul tema può scrivermi all’indirizzo mail avvdicostanzo@yahoo.it.

Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno partecipato all’incontro, per il contributo di valore che hanno portato.

BatFamily e BatmanDay

Per celebrare l’eroe di Gotham, fra le decine di versioni della sua storia, CULTURAeGIUSTIZIA sceglie quella iper contemporanea del film diretto da Chris McKay.

LEGO Batman (2017) dà un’audace lettura introspettiva della figura del cavaliere oscuro, capace di operare nel bene senza macchia, ma non senza paura.

La mini-figure dell’eroe pipistrello offre una visione quantomai umana del personaggio, col pregevole intento di trasmettere un messaggio realmente utile alla generazione di giovani spettatori del film.

Lo screenplay racconta di un Batman orfano, ma ormai adulto, che – estraneo a qualunque logica di condivisione – mostra di amare il “nero” della sua vita in solitudine essendo caparbiamente convinto che l’autonomia sia la chiave della sua forza. L’azione scenica offre poi al protagonista molteplici occasioni per fare, suo malgrado, esperienza di rapporti umani di amore e solidarietà, che lo porteranno gradualmente a comprendere che il vero coraggio non sta nello sfidare temerariamente i nemici, ma nell’aprire il cuore agli altri… Rischiando di creare legami e, quindi, soffrire per eventuali perdite, ma godendo di una quotidianità luminosa e felice, oltre che di un’efficacia esponenzialmente moltiplicata nel portare a termine le proprie missioni.

La solida energia che danno le relazioni profonde e solidali è il nuovo concetto-chiave di “famiglia”. Non importa l’albero genealogico: quel che conta sono l’autenticità del sentimento, le intenzioni e l’impegno. Complimenti agli autori di LEGO Batman, per l’acuta riflessione sociologica…

Film da vedere, per ragazzi e non solo: le sagaci battute e le ricche citazioni intratterranno con gusto i cinefili adulti.