Vincere insieme: la lezione del win-win e la costruzione della pace sociale

La cultura della mediazione ci insegna che il vero successo non è vincere contro qualcuno, ma vincere insieme a qualcuno.

È la logica del win-win, l’approccio che cerca soluzioni capaci di rispondere ai bisogni reciproci e non solo alle posizioni di partenza.

Essere “problem solver” in questo senso non significa risolvere un problema al posto degli altri, ma guidare le persone a riscoprire la propria responsabilità nel conflitto.

La trasformazione non nasce dall’imposizione, ma dalla consapevolezza.

Questo principio — allora legato al solo mondo delle tecniche A.D.R. — oggi merita di allargare il suo raggio di azione e diventare una vera e propria competenza civica.

È la stessa che, nel linguaggio dell’intelligenza valoriale, ci insegna a orientare le scelte quotidiane secondo le nostre bussole interiori: conoscere i nostri bisogni più profondi e sapere orientarci bene su quelli è il passo indispensabile per arrivare a coltivare relazioni davvero vincenti.

✍️ Nel 2009 scrivevo che uscire tutti vincitori non è un’utopia. Oggi so che è una competenza da allenare: quella di scegliere la collaborazione al posto del conflitto sterile.

Il teatro di Dario Fo e Franca Rame in “Tutta casa, letto e chiesa”

Per la stagione 2014/2015 che il milanese Teatro della Cooperativa dedica a Franca Rame, nei giorni scorsi è tornato in scena lo spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa” interpretato da una grande Marina De Juli, tanto generosa e impeccabile nella sua performance attorale, quanto fedele allo stile dei suoi maestri.

Quattro monologhi, uno più divertente dell’altro, danno corpo ad un insieme legato da un fil rouge che la De Juli rende esplicito quando, fra una scena e l’altra, parla alla platea come una presentatrice di serata che fa confidenze al suo pubblico.

“La donna sola”, “Il risveglio” nella prima parte e poi la giullarata medievale de “La parpaja topola” e la “Lezione di orgasmi” nel finale, mandano un messaggio tutto al femminile. Un messaggio che, tra comico e grottesco, ripercorre alcune tappe storiche della cosiddetta emancipazione della donna, esaltandone una delle doti migliori: la capacità di fare autoironia.

Spettacolo consigliato a tutti per ricordare, ridendo, la vocazione del teatro all’impegno sociale.