Eigengrau… Grigio di fondo

Grigio di fondo è, secondo Penelope Skinner, il colore delle relazioni amorose; rosso sangue è, per l’effetto, la deriva della cecità di una generazione incapace di
autocritica.

Lo spettacolo portato in scena dal Teatro Filodrammatici e dalla Carrozzeria Orfeo ha uno stile graffiante e giovane, nel raccontare con dialoghi brillanti e cinicamente divertenti le inquietudini metropolitane dei trentenni di oggi.
I quattro personaggi rappresentano archetipi contrapposti fra loro, che non riescono ad entrare davvero in comunicazione, ripiegati come sono ciascuno su se stesso e sui propri bisogni. Continua a leggere Eigengrau… Grigio di fondo

Arts & Foods, Cucine e Ultracorpi in Triennale

Un’esperienza multisensoriale vi porterà a percorrere senza stanchezza i vasti spazi espositivi della Triennale di Milano, dove si colloca l’unico padiglione esterno di EXPO dedicato alla mostra “Arts & Food”.

Tra cimeli di fine Ottocento, gadget anni Sessanta, pannelli di Andy Warhol e installazioni evocative, la mostra ricostruisce l’evoluzione del rapporto con la cucina dell’Occidente opulento, fino a spingersi ad offrire una lettura critica dei consumi del nostro presente. Continua a leggere Arts & Foods, Cucine e Ultracorpi in Triennale

Guida estrema di puericultura

A chiusura della stagione teatrale 2014/2015 parliamo di una guida di puericultura davvero sui generis: quella scritta da Francesca Sangalli e Angela Demattè, che per dirci che “Sfasciare il bambino non vuol dire farlo a pezzi” fanno salire in cattedra una spaventosa icona di professionalità ed algido rigore, impersonata con ironia e talento da Alex Cendron.

Ispirato alla quotidianità delle neomamme contemporanee, segnate dalla spinta al perfezionismo e all’iper-ottimizzazione tipiche dei nostri tempi, lo spettacolo prodotto dal Teatro della Cooperativa di Milano ha un ottimo potenziale: sia sotto il profilo dell’intrattenimento, sia sotto quello della satira sociale, specie per gli apprezzati rimandi alla condizione delle madri nel mondo del lavoro precario.

La riuscita finale sfrutta fino in fondo il testo, grazie all’efficace regia di Renato Sarti e soprattutto all’abilita’ di Cendron, che con generoso e infaticabile vigore dà ritmo, voce e mimica (spassosa) al suo personaggio, riuscendo in un sol colpo a scandire il copione e a lasciar leggere, tra le righe e senza forzature, il tortuoso vissuto della “puericultrice”. Con risate garantite fino al colpo di scena finale.

Spettacolo sicuramente consigliato per un pubblico giovane e che si segnala per essere facilmente fruibile anche per chi fosse alla prima esperienza nella platea di un teatro.

Pene d’amor perdute 50’s

Mentre la stagione teatrale volge al termine, vi parliamo dello spettacolo che ha chiuso in bellezza il cartellone di prosa del Teatro Binario 7 di Monza.

Pene d’amor perdute 50’s, una commedia che attraversa i secoli sulle note del jive, sarebbe perfetta per essere rappresentata anche all’aperto, in una serata estiva. Il mix fra Shakespeare e gli Anni 50 e’ senza dubbio insolito, ma ben indovinato. 

La trama originale s’innesta agevolmente nel substrato culturale tradizionale ma proto-anticonformista del secondo dopoguerra e il risultato è uno spettacolo godibile e disinvolto, che da un certo punto di vista riesce ancora a risultare attuale: i versi immortali di Shakespeare sull’amore ci fanno sperimentare che, a dispetto dell’apparenza, la natura più profonda dell’essere umano resta identica attraverso i secoli. 

L’efficace regia di Antonio Mingarelli e l’ottima interpretazione degli attori – Riccardo Bocci, Federica Castellini, Silvia Giulia Mendola, Daniele Molino, Laura Pozone e Alberto Onofrietti su tutti – regalano al pubblico un’ora e mezza di allegro sognare. Restituendoci la consapevolezza che lo spirito dei nostri giorni bistratta l’attività del “sognare”, ma che l’uomo trae proprio dal sogno la linfa vitale, lo slancio e l’ispirazione per  ogni cambiamento salutare per la società. La storia degli Anni 50 lo insegna…

Il labile confine tra amore e dipendenza affettiva

“Non posso vivere senza di te” è una frase che, comunemente, viene interpretata come una dichiarazione d’amore. Eppure sentiamo dire dagli esperti che c’è un’enorme differenza fra una sana relazione amorosa ed una impostata sulla dipendenza affettiva. Chiariamoci le idee. La dipendenza affettiva è davvero dannosa?  Continua a leggere Il labile confine tra amore e dipendenza affettiva